No alla cultura dello scarto
Una lettera dei sindacati piemontesi dei pensionati rimette al centro il tema della domiciliarità delle cure. L’adesione dei medici e di decine di sigle del terzo settore.
“È necessaria una riforma organica e a più livelli della cura della non autosufficienza, che privilegi la domiciliarità e cambi il modello attuale della residenzialità”. Un appello pubblico promosso da Spi Cgil Fnp-Cisl e Uilp-Uil del Piemonte, a cui hanno già aderito decine di organizzazioni – tra cui gli ordini dei medici provinciali -, rilancia il tema della continuità delle cure per gli anziani non autosufficienti, come alternativa alla “segregazione” degli anziani in strutture residenziali non sempre all’altezza del compito.
“Domiciliarità e residenzialità devono avere trattamenti e condizioni economiche omogenee – si legge nel documento – e convivere in un unico percorso di cura funzionale allautonomia di vita e di relazione”.
Per i sindacati, “l’integrazione è adeguata ed effettiva se le Rsa si trasformano in centri servizi aperti al territorio e alla partecipazione di famiglie e volontari, sono di ausilio all’assistenza a domicilio e prendono in carico i caregiver con azioni di affiancamento, formazione e sostegno”.
“Nella pandemia gli anziani sono stati i più colpiti – spiega Graziella Rogolino, responsabile dipartimento socio-sanitario dello Spi Piemonte – e i servizi territoriali hanno mostrato inefficienza e un tratto poco solidale, che va corretto. Per assicurare una convivenza all’altezza della dignità delle persone, occorre sconfiggere la ‘cultura dello scarto’ ancora pericolosamente diffusa all’interno della società”.
L’APPELLO È PROMOSSO DA
SPI CGIL Piemonte • FNP CISL Piemonte • UILP Piemonte • ACLI Piemonte e ACLI Città di Torino
La Bottega del Possibile • CIPES – Promozione Salute e Educazione Sanitaria